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Fonte: Atlante delle Feste Popolari del Piemonte / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
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Feste popolari

Ballo degli spadonari

Durante il carnevale si svolgeva da tempo immemorabile il ballo degli spadonari (Bal dâ Sabbre), un’antica danza delle popolazioni montane che abitano la fascia alpina che va dalla Provenza al Delfinato sul versante francese e dalle valli cuneesi al Moncenisio sul versante italiano. Le orgini di questa danza sono attribuibili ai riti pagani della fecondità e del risveglio della natura e la spada rappresenta il simbolo fallico che fendendo la terra e aprendo le zolle al seme la rende fertile (cfr. Molino, 2002).

Il corpo di ballo è formato solitamente da 12 uomini, tanti quanti sono i mesi (ma il loro numero può oscillare da 8 a 20), diretti da un caposquadra e seguiti da un arlecchino, che simboleggia l’inverno.

Un tempo gli uomini indossavano una blouse bianca, chiusa in calzoni bianchi e rossi molto ampi, alla turca, ed un cappello di feltro di vario colore; il caposquadra era vestito tutto di bianco, con sciarpa a tracolla come un ufficiale in servizio (cfr. Bourlot, 1962, pp. 250-251). Attualmente il costume ha subìto alcune modificazioni: i pantaloni sono ora alla zuava, rossi e verdi, i calzettoni sono bianchi, come la camicia, mentre il copricapo è a foggia di piccolo turbante, a bande dei colori della bandiera nazionale; tutti i danzatori portano la sciarpa tricolore a tracolla.

Altro protagonista è il turc, ossia il portatore dell'albero per la treccia nella danza delle cordelle, che indossa lo stesso costume degli spadonari, ma ha per copricapo un grosso turbante orientale con un diadema e con il simbolo della mezzaluna (da cui il nome).

Gli spadonari, preceduti dal portabandiera e dagli araldi, si schierano di fronte al pubblico per il saluto, quindi ha inizio la danza, chei compone di diverse figure, dette rose, e mulinelli sempre a catena: difatti gli spadonari porgono, al di sopra della spalla destra, la spada la cui punta viene tenuta con la mano sinistra dal compagno che segue.

Saltellando al ritmo del tamburo, facendo dei giri ora avvolgenti ora svolgenti, vanno così formando con le spade, tenute sopra la testa, intrecci diversi.

Si dispongono quindi su file parallele in mezzo alle quali passa l'arlecchino, saltando fra le spade che fanno barriera e dove passano essi stessi senza mai rompere la catena. Quindi gli spadonari attraversano un cerchio di legno ricoperto con nastri tricolore, che fanno scivolare l'uno all'altro per poi riformare il circolo, serrando al centro, e costruire con le spade una prima rosa dove l’arlecchino resta prigioniero. Poi, ancora, si allontanano senza mai rompere la catena e, dopo alcuni giri avvolgenti a striscia, si ha la rosa alla cintola dell’arlecchino ed infine le spade si intrecciano alla gola del buffone.

Questa è una delle figure più belle e dense di significato simbolico: è la condanna del male, del capo; è il momento della raffigurazione della morte della natura, l'inverno. Si coglie nelle rose un rito che impressiona nella sua vivida simbologia e che sembra riportarci alle soglie della civiltà mentre il tamburo accresce l'ansia mistica del danzatore. E un solo breve momento, però: l'intreccio si snoda, il gioco riprende, prosegue, come la vita.

Tutta la catena ripassa entro il cerchio di legno, questa volta tenuto dall’Arlecchino e dal turco; per ultimo l'intreccio delle spade assume le forme di un pavese sul quale si innalza l’arlecchino: la natura e l'uomo si accordano nel volere la rinascita, la primavera e la risurrezione.

L'arlecchino trionfante urla di gioia ed ha motti di spirito, arguzie, satire talvolta pungenti contro la società e le autorità locali. Con l'arlecchinata, la catena si rompe e così termina la prima parte del ballo.

Nella seconda parte, gli spadonari, l'arma al fianco, si dispongono in cerchio per la treccia attorno ad un'asta da cui pendono tanti nastri multicolori, tanti quanti sono i componenti del ballo, la cosiddetta "danza delle cordelle" attorno al "palo della libertà". Ciascuno prende un nastro e con passi ritmici e passaggi alternati, a destra e a sinistra, a linea ondulata, dà origine ad un multicolore intreccio nella parte superiore dell'asta.

Il movimento dei ballerini si svolge infine in senso contrario fino a quando l'intreccio dei nastri non sia del tutto scomposto. Col rullo del tamburo ha termine la danza.

Su 'bal da sabre' di Fenestrelle si veda anche Grimaldi (2001, pp. 59-63)

FENESTRELLE (TO), Italia Regionpiemonte
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