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Fonte: ICCD - Progetto PACI / MiC – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione ICCD
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Saperi e tecniche

Cattura e selezione di anguille

Alcuni uomini, in piedi sulla grisola che delimita una delle otele, in corrispondenza del suo lato corto e posteriore (detto anche quaglione), rovesciano i pesci entro una bolaga affiorante dall’acqua. Le anguille vengono indirizzate entro la bocca della bolaga utilizzando un asse di legno inclinato. In un altro luogo del lavoriero, e servendosi di una cesta più piccola, due uomini scaricano le anguille direttamente nella bolaga. Le bolaghe, assicurate in filari, restano per la gran parte immerse in acqua. Due Vallanti armeggiano tra le ceste piene di pesci, effettuando una cernita delle diverse specie, separando quindi i capitoni dal cefalame, gettandoli in contenitori separati. In seguito si procede alla pesca degli altri pesci rimasti nel recinto del canale tramite la rete a strascico radente o tratta. Una chiatta percorre un fianco del canale, tenendo distesa in acqua la tratta, sorretta dall’estermità opposta da altri Vallanti in piedi sul margine del lavoriero. La rete viene tirata, e tramite grandi vugatte o ovoghe esse sono issate e poste entro panieri di vimini. Le bolaghe in cui sono stati trasferiti i pesci vengono condotti in altro luogo dell’azienda e trasferite tramite reti entro una grande cesta in vimini intrecciati, detta còrba. La còrba viene pesata legando i manici superiori alla stadera städira, quindi da essa trasferiti in grandi barconi per l’avvio alla marinatura. L’allevamento delle anguille nella laguna di Comacchio è dominante per l’intera economia del territorio a partire dal XVII secolo, e venne resa particolarmente redditizia, nell’ambito della piscicultura, con l’ideazione della tecnica di “cattura” delle anguille tramite il cosiddetto lavoriero o lavurì(e)r. Legate a tale cultura esistono molte manifatture deputate alle diverse fasi dell’allevamento, pesca e preparazione alimentare delle anguille. Negli anni '30 del Novecento le Valli Comunali di Comacchio costituivano lo stabilimento di vallicoltura più vasto e più famoso del mondo, con una superficie di oltre 32000 ettari,17 stazioni da pesca, 150 km di arginature, 20 km di covole, 50 km di canali marini, 200 manufatti idraulici, 150 fabbricati e 30 peschiere. La cattura delle anguille è un fenomeno consentito dalla specifica conformazione del lavoriero, o lavoriere, costituito da palizzate infisse nella bassa acqua del canale, capaci di orientare e costringere il nuoto delle anguille entro percorsi obbligati. Tali pali infissi vengono infatti uniti da una cortina di canne unite a fasci, le grisole a formare una struttura il cui spessore permette il passaggio ai lavoratori (detti generalmente Vallanti) e il movimento da un punto all’altro del lavoriero. Le otele su cui operano i Vallanti nel video sono elementi del lavoriero, e corrispondono alle vasche in cui le anguille vengono catturare. L’operazione di cattura si riproduce ogni stagione tardo autunnale, per la concomitante istintiva ricerca di acque più calde ove riprodursi. In tal modo i pesci finiscono per rimanere “catturati” entro recinti dalla forma di una punta di freccia (le otele). L’otela viene quindi liberata dalle anguille con semplici procedure di “travaso”, utilizzando ceste, pali con rete e collocando il prezioso carico entro ceste di vimini galleggianti dette bolaghe (in dialetto bóurghe). Le immagini mostrano l’utilizzo di due strumenti atti a tale operazione. In primo luogo le anguille vengono talvolta fatte scorrere entro l’apertura superiore della bolaga tramite un asse ligneo detto zorno (in dialetto ṡòuren) avente sponde rialzate onde evitare la perdita di carico. Il video mostra anche l’utilizzo di una più minuta ed agile cesta di vimini, utilizzata per il trasporto, la cernita o altre operazioni di travaso di anguille e capitoni, detta corba o corbella (in dialetto curbälë), e fornita di due manici sul bordo superiore.