Feste popolari
Festa di san Vito
Nel paese la devozione a san Vito martire si sviluppò a partire dal XVI secolo, dopo i miracoli attribuiti al santo, avvenuti sul luogo ove oggi sorge il santuario.
Nel paese la devozione a san Vito martire si sviluppò a partire dal XVI secolo, dopo i miracoli attribuiti al santo, avvenuti sul luogo ove oggi sorge il santuario. “Tra la metà del Seicento e l’inizio del Settecento a Nole si intensificarono i segni esteriori della devozione. Oltre alle preghiere e alle celebrazioni in onore del Santo, la comunità civile iniziò ad ampliare la piccola chiesette e a organizzare processioni per invocare la protezione sulla campagna, per chiedere a seconda delle necessità, la pioggia o il bel tempo” (Bello, 2004, p. 10).
Il 15 giugno, giorno della ricorrenza liturgica di San Vito, da tempo immemorabile vengono portati al santuario i bambini. Alle ore 9.30 viene celebrata la messa solenne, seguita dalla benedizione dei bambini e dei ragazzi. Per tutta la giornata la festa prosegue con giochi nell’area attorno al santuario.
La seconda o terza domenica dello stesso mese, preceduta dalla novena di preghiera (all’inizio del Novecento nella chiesa parrocchiale, in seguito presso il santuario, presieduta da laici), viene celebrata la messa solenne in onore di san Vito; al termine sul piazzale del santuario si esibisce la banda musicale e viene offerto un rinfresco. Alle ore 21, dopo la liturgia della parola, si svolge la processione. In passato al “mattino della domenica si portava la statua del santo dalla chiesa parrocchiale alla cappella percorrendo le seguenti strade: via Aje vecchie (via XXIV Maggio), via San Sebastaino, via Vernea (via San Vito) e dopo il passaggio a livello via Stura (via Martiri della Libertà e via Grazioli) e strada del Santuario (strada san Vito). I sacerdoti, i chierichetti, le compagnie, la banda, i membri dell’Abbadia di San Vito accompagnavano la statua settecentesca del santo; poi nel santuario si celebrava la messa solenne. Al pomeriggio, dopo aver cantato i vespri della festa, la processione, con maggior solennità del mattino, ritornava in chiesa. Si seguiva lo stesso percorso con una leggera deviazione nell’ultimo tratto, passando dalla piazza della Stazione e da via Aje vecchie (via XXIV Maggio). Un tempo alle processioni della festa partecipava anche l’amministrazione comunale in modo solenne. A partire dal 1966 la processione si fece soltanto più al pomeriggio nelle vie attorno al santuario (strada delle Rivette, via Grazioli, strada San Vito), fino alla metà degli anni Settanta” (Bello, 2004, p. 71).
Il lunedì successivo viene celebrata una messa di ringraziamento e in suffragio dei devoti defunti.
Parallelamente alle funzioni religiose si svolgono i festeggiamenti profani. “Nel 1919 si iniziò anche a mettere il ballo pubblico, creando non pochi problemi alla celebrazione religiosa. Vi era infatti un espresso divieto dell’autorità ecclesiastica di compiere le processioni nell’ambito della festa patronale se vi fosse organizzato il ballo. […] Il prevosto Gisolo per salvare capra e cavoli, al fine di ottenere che le celebrazioni religiose si svolgessero con devozione e senza disturbi, ottenne che si separassero le due feste. Quella profana la domenica più vicina al 15 giugno e quella religiosa la domenica dopo e il 15 giugno. […] Nel secolo XX la festa popolare fu caratterizzata principalmente dalla ‘marenda’ che, il lunedì, richiamava folle anche dai paesi vicini. […] A partire dall’ultimo dopoguerra con la rinascita dell’Abbadia la festa viene quasi sempre allietata da manifestazioni varie. Negli anni Cinquanta e Sessanta (abolita la proibizione ecclesiastica) il ballo diventa la maggiore attrattiva, mentre il pranzo dell’Abbadia, le giostre per i piccoli e le numerose gare ravvivavo il tutto. […] Per un certo periodo nel secolo Ventunesimo il lunedì della festa di teneva una delle fiere agricole di Nole. Questa, indetta dal Comune, si chiamava Fiera di san Vito e si svolgeva su quello che ancora oggi viene denominato ‘l prà d’la fera, cioè l’attuale piazza Piovano Rusca, nel centro del paese. A partire dalla metà degli anni Settanta un comitato sorto per organizzare le attività del borgo promosse anche i festeggiamenti: agnolottate, gare ciclistiche e podistiche, giochi di vario genere, giostre, serate danzanti si alternavano dal sabato al lunedì nel pomeriggio e alla sera. L’attività del gruppo proseguì fino al 1995. Due anni dopo […] si riprese la tradizione della ‘marenda’ non più al lunedì, ma la domenica stessa,” (Bello, 2004, p. 80-84).
