Questo sito utilizza cookie tecnici per il tracciamento anonimo degli accessi. Utilizzando i servizi di questo sito accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni
Torna alla ricerca

Fonte: Atlante delle Feste Popolari del Piemonte / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
Categorie
Feste popolari

Feste vendemmiali

La prima edizione delle feste vendemmiali si svolse nel settembre 1932, in collaborazione con il “Giornale di Genova” e “La Stampa” che per l’occasione organizzarono treni popolari per trasportare i gitanti a Ovada.

“Il programma della giornata di domenica 18 prevedeva l’accoglienza dei visitatori ad Ovada da parte delle autorità locali, di ragazze in costume ovadese antico e di una banda musicale. Appena fuori della stazione da un carro vendemmiale graziose vendemmiatrici offrivano a tutti un assaggio d’uva. Nel centro della città erano allestite la mostra delle uve e dei vini, la mostra agricola, la fontana dell’abbondanza, da cui zampillava il dolcetto del marchese Spinola di Lerma, il parco dei divertimenti. Numerose le attività programmate nel corso della giornata: un torneo bocciofilo ed una gara di tamburello […], un concorso fotografico, la sfilata di oltre 200 carri folkloristici ed il concorso dei costumi da vendemmiatrici col la partecipazione di oltre 200 giovani, uno spettacolo teatrale all’aperto, un concerto bandistico e corale, il lancio di 5 grandi palloni mongolfiera de La Stampa e del Dopolavoro Fiat; il tutto rallegrato ininterrottamente per tutta la giornata da tre grandi balli campestri” (Esposito Ferrando, 2007, pp. 197-198).

Particolarmente imponente risultò la sfilata di carri: “aperta da Ovada: due coppie di buoi tiravano il carro che trasportava due grandi vasi colmi d’uva, attorniati da graziose ragazze in costume. Masone presentò due beduini a cavallo, avvolti in ampi barracani, che recavano ad Ovada un regalo simboleggiante la Tripolitania […]. Seguiva Capriata d’Orba con un grande pergolato sotto il quale di vedeva una gabbia con un merlo, mazzi di pannocchie ed una culla di vimini. Castelletto d’Orba, ben conscia della sua ricchezza d’acque minerali, si presentò come la Montecatini del Monferrato. Lerna mandò una grande tinozza e Carpeneto addirittura un’osteria, dove alcuni giovani si intrattenevano cantando, suonando e bevendo. Molto ammirata fu Rocca Grimalda per la semplicità delle sue vendemmiatrici che tornavano a casa a dorso di cavalli e muli indossando costumi di due secoli prima. Da Cremolino scese una superba coppa circondata da una fila di stelle che offrivano l’uva” (Esposito Ferrando, 2007, pp. 198-199).

La sagra venne ripetuta l’anno successivo con un più ampio programma della durata di ben dieci giorni, dall’8 al 17 settembre. Le novità erano rappresentate da un motoraduno, un cicloraduno e una mostra artistica e dell’artigianato. “Il centro di maggiore attrazione fu però ancora la mostra dei vini e delle uve; si ripete il raduno dei coristi, il raduno filodrammatico e quello bandistico. La sfilata dei carri con i caratteristici costumi vendemmiali fu ancora più ricca e fantasmagorica dello scorso anno e si organizzarono riunioni degli assi del tamburello e delle bocce” Esposito Ferrando, 2007, p. 201).

Nel 1934 le feste vendemmiali, in calendario dall’8 al 16 settembre, prevedevano “qualche innovazione: il Dopolavoro comunale di Ovada organizzatore della sagra volle infatti fare della città tutta una mostra, non solo di vini e di uve ma anche dei prodotti tipici locali ed invitò i vari commercianti evadesi ad esporre le proprie merci; furono previsti inoltre cinque alberi della cuccagna, due davanti alla Casa Littoria, due nello sferisterio Marenco ed uno in piazza Castello. […] I chioschi di distribuzione delle uve erano stati collocati un po’ ovunque, nelle vie e nelle piazze; i negozi delle vie principali e secondarie avevano fatto a gara a nel decorare le loro vetrine con il dolcissimo frutto ed i caffè offrivano ai clienti l’impressione di trovarsi in pieno vigneto, con l’uva già raccolta. Centro di attrazione furono però due punti caratteristici della città: il ‘bosco incantato’ e la Casa Littoria. Nel primo, che circonda lo sferisterio Marenco, con una modesta quota d’ingresso, si accedeva al paese della cuccagna, dove i visitatori potevano trovare ricchi e gustosi premi […], una specie di caccia al tesoro nel bosco. Nella Casa Littoria si ballò tutto il pomeriggio con la costanza degli appassionati. Il quadro della manifestazione era completato da due lotterie” (Esposito Ferrando, 2007, pp. 205-207).

L’anno dopo le feste non vennero organizzate, perché la zona fu colpita, il 13 agosto 1935, dalla tragedia del crollo della diga secondaria del lago di Orglieto che provocò oltre cento morti.

OVADA (AL), Italia Regionpiemonte
Geolocalizzazione: