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Fonte: ICCD - Progetto PACI / MiC – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione ICCD
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Saperi e tecniche

Impedduzzatura in Barbagia

Un pastore regge un agnello morto, stringendogli la testa e orientandola in basso e sollevando contemporaneamente le zampe posteriori, in modo da appoggiare il corpo dell'animale su una gamba. Nel frattempo, un altro pastore attende in piedi, tenendo un agnello vivo per le zampe. I pastori sono all'aperto, vicino al gregge, l'uno davanti all'altro. Uno regge l'agnello morto dalle gambe posteriori, l'altro tiene in grembo l'agnello vivo. Il primo pastore inizia a spellare l'agnello morto con l'aiuto di un coltello e iniziando da una zampa. Terminato il lavoro, il pastore rivolta la pelle; arriva poi un altro pastore che gli porge l'agnello vivo. Il pastore lo afferra, reggendolo dalle zampe anteriori e infila sull'animale la pelle dell'agnello morto, iniziando dalle zampe posteriori; dopo aver fatto scivolare la pelle sul corpo dell'animale, lo blocca stringendolo tra le gambe; con un coltello, apre tre fori sulla pelle e infila le zampe anteriori e il collo nei fori in modo da fissare la pelle sull'animale vivo. Il pastore porta poi l'agnello in mezzo al gregge; gli animali si muvono velocemente e il pastore li incita producendo dei suoni. Ad un certo punto il pastore pone l'agnello a terra vicino a una pecora e lo tiene fermo reggendolo dalle zampe anteriori. La pecora si avvicina e annusa l'agnello. Poi il pastore afferra la pecora per il vello del collo e la trascina lontano dal gregge. Il pastore avvicina l'agnello alla pecora e la tiene ferma mentre la pecora inizia ad allattare l'agnello. L'allevamento del bestiame costituisce un sistema produttivo centrale nella storia della Sardegna. Ancora oggi, si stima che la superficie regionale sia sfruttata per il 60% per l'allevamento, e per il 20% per l'agricoltura. Negli ultimi decenni, alcune trasformazioni hanno interessato il mondo agro-pastorale, e di conseguenza, un certo numero di pastori si è sedentarizzato. Accanto a tali trasformazioni, la pastorizia transumante continua però ad essere presente in Sardegna. La cultura pastorale sarda è caratterizzata da un complesso di pratiche e simboli, di rapporti di produzione e di dinamiche sociali. Nell'universo simbolico pastorale si può collocare, per esempio: la rappresentazione dello spazio di pascolo o di transumanza non come territorio naturale ma come paesaggio ridisegnato e umanizzato; la considerazione del gregge non come insieme indefinito, ma formato da animali individuati da un nome e un suono di campanaccio. Dal punto di vista delle pratiche, il lavoro pastorale richiede precisi interventi nei diversi momenti del ciclo produttivo: la monta, il parto, l'allattamento e lo svezzamento, la tosatura, la mungitura, la preparazione dei prodotti caseari. Alcuni studiosi hanno messo in evidenza che, a differenza della produzione agricola che avviene con la mediazione di strumenti di lavoro, nel sistema produttivo pastorale è il corpo e le sue abilità (la destrezza delle mani, la forza nelle gambe e nelle braccia, la vigilanza dell'occhio) a costituire gli strumenti primari di lavoro. Dal punto di vista dell'organizzazione sociale e dei rapporti di produzione, esistono in Sardegna diverse forme contrattuali che stabiliscono forme di collaborazione tra pastori, tra questi si ricorda il contratto di soccida, un rapporto produttivo tra un proprietario dei mezzi di produzione e un prestatore d’opera, e la cumpangìa o a cumpàngius, un contratto tra due o più pastori proprietari di bestiame basato sulla condivisione della proprietà, la distribuzione dei compiti e delle risorse, secondo regole specifiche diverse da territorio a territorio. La tecnica dell'impedduzzatura consiste nella sovrapposizione della pelle di un agnello morto al corpo di un agnello vivo, affinché la pecora madre di quello morto riconosca l'odore del suo piccolo e possa accettare e allattare l'agnello non suo. Gli allevatori sfruttano la conoscenza dei segnali di tipo olfattivo, centrali per il riconoscimento dell’agnello da parte della madre. Esistono altre tecniche finalizzate alla creazione del legame materno-filiale, alcune di queste prevedono lo strofinamento dell'agnello che s'intende far adottare con il liquido amniotico o gli invogli fetali provenienti della madre adottiva.