Feste popolari
La sposa di maggio
Un manoscritto di metà Settecento segnala la tradizione della sposa di maggio, cessata nel 1721, dopo che era durata oltre due secoli (cfr. Cocca, 1993, pp. 203-205; Ramella, 1996, p. 463).
“Nella prima domenica di maggio di ogni anno nella casa di Santo Spirito posta nei Ricetti la Confraternita apparecchiava una lunga tavolata. Dopo la messa grande si saliva in processione sin sotto le mura dei Ricetti per benedire la minestra (9-10 caldaie), quindi si distribuiva ai poveri e i ‘particolari’ intervenuti il cibo preparato. Il clero, i confratelli e le consorelle della Confraternita invece prendevano posta a tavola: i confratelli da un lato, le consorelle dall’altro e ognuno si portava un tovagliolo, il pane e il vino.
Verso la metà del pranzo entrava nella sala una ragazza vestita di bianco, ornata di nastri e in gran gala; era chiamata ‘la sposa di maggio' ed era nominata per tale funzione dal tesoriere della Confraternita. La Sposa era accompagnata da altre due ragazze similmente vestite, l’una portava un piatto contenente del tabacco, l’altra un piatto vuoto. La sposa girando tra i commensali cantava una canzonetta, mentre le due damigelle offrivano ad essi il tabacco ricevendo l’offerta nel piatto vuoto.
Terminato questo cerimoniale, la Sposa si congedava dal convivio cantando un’altra canzone. Il denaro raccolto spettava per meta alla Sposa di maggio e l’atra metà veniva divisa tra le due compagne. Alla sera i commensali si riunivano nuovamente nello stesso luogo per una buona cena e così terminava la funzione della prima domenica di maggio" (Cossa, 1995, pp. 56-58).