Saperi e tecniche
Mietitura e battitura del grano
Una donna raccoglie un covone tagliando con la falce le spighe di grano alla loro base. Dopo averlo sollevato lo depone sul terreno del campo. Successivamente un gruppo di contadini solleva i covoni depositati nel granaio e li srotola, procedendo alla battitura mediante l'uso del correggiato. Fanno roteare la vetta in modo alternato. Un uomo aggiusta la correggia di cuoio di uno degli attrezzi. Le donne continuano a battere le spighe di grano ritmicamente. Terminata la battitura, una donna rimuove la paglia creando dei fasci legati da un pugno di steli. Una donna si serve di un crivello per separare i chicchi di grano dalle impurità. Agita il crivello con movimenti verso l'alto e poi in modo ondulatorio. Di seguito inserisce il grano in un setacciatore meccanico. Un uomo è addetto alla rotazione della manovella che serve ad attivare il meccanismo. Alcuni bambini osservano l'uscita del grano e lo spostano nel recipiente con le manine. La donna versa il contenuto di un crivello nell'imbuto del setacciatore, mentre l'uomo lo spinge all'interno con la mano sinistra e con l'altra gira la manovella. Nella località di Ozein, un villaggio a 1350 metri d'altitudine, la raccolta manuale del grano veniva effettuata durante il mese di agosto. I covoni venivano trasportati nel fienile, dove, al termine della mietitura, i contadini procedevano alla battitura, un antico metodo di trebbiatura. Il correggiato era uno strumento utilizzato per battere i cereali, composto da due bastoni uniti da una correggia di cuoio. La parte più lunga costituiva il manico ed era detta manfanile. La parte più corta serviva a percuotere il grano ed era detta vetta. Battendo il grano si determinava l'uscita del cereale dalla spiga. Generalmente i battitori erano due o quattro ed ognuno aveva il proprio spazio per il lavoro. Il metodo per sentire meno la fatica consisteva nell'alternarsi nel battere, seguendo un ritmo musicale. Per setacciare il grano si procedeva sia con il metodo manuale sia attraverso l'uso di un setacciatore a manovella, detto tarare a causa del rumore che produceva. Il meccanismo era dotato di un imbuto regolabile e di due setacci a maglia metallica fine sovrapposti. Il macchinario imprimeva un movimento ondulatorio e tratteneva nel setaccio superiore le impurità di dimensioni più grandi. I chicchi di grano cadevano nel setaccio sottostante, dove la paglia residua veniva spinta dalla corrente generata da una ventola verso l'esterno. Il grano scorreva verso il basso su un piano inclinato e poi fuorisciva dalla macchina. Il grano veniva essiccato per qualche settimana e poi macinato nei mulini ad acqua.