Saperi e tecniche
Produzione della manna
Una decina di uomini, donne e ragazzi sono in un campo di alberi di frassino e raccolgono la manna dai tronchi. Uno dei contadini impugna un mannaruolo, un coltello a lama curva; rimuove pezzi di corteccia di un albero e incide il tronco. Dall'incisione escono gocce di linfa. Da un tronco di un albero pendono cannoli di manna a forma di stalattiti. Una donna, posta vicino ad un tronco, stacca con le mani uno pezzo di linfa solidificata e lo poggia a terra. Munita di rasula e scatula, la donna procede poi alla raschiatura della manna solidificata lungo il tronco dell'albero, impugnando la rasula con la mano destra e muovendola dall'alto in basso e facendo cadere la manna nella scatula che regge con l'altra mano. Due donne gettano la manna raccolta nelle scatule su un telo posto a terra vicino a tre stinnituri pieni di manna. Due uomini, poi, caricano dei sacchi contenenti la manna raccolta sui muli. Il gruppo di donne, ragazzi e bambini continua a raccogliere la manna, le prime raschiando i tronchi, i secondi occupandosi della manna raccolta negli stinnituri. Nel frattempo, i muli arrivano in paese. Nell'interno di un laboratorio, diverse persone lavorano intorno a dei tavoli. Tre donne puliscono la manna e separano i pezzi più grandi da quelli più piccoli. Un uomo inserisce un panetto di manna solidificata in una scatola e lo taglia in panetti più piccoli servendosi di una sega. I panetti più piccoli vengono poi collocati in una contenitore e una donna infine li confeziona, arrotolandoli in strisce di carta. La manna deriva dalla preparazione della linfa ottenuta da tre specie di frassino: Fraxinus excelsior L., Fraxinus ornus L. (detto orniello o amolleo) e Fraxinus angustifolia Vahl. Tradizionalmente, la resina veniva estratta dalla corteccia dei frassini praticando, da luglio a settembre, delle incisioni sul tronco. Le incisioni, dette ntacche, venivano effettuate ogni mattina a distanza di circa 2-3 centimetri dal solco precedente. Si conoscono tre tecniche di raccolta della manna che producono tre tipologie di manna, più o meno pregiate: a manna cannolo, linfa condensata a forma di stalattite, la più pura; a manna rottame, raccolta per raschiamento sul tronco; a manna in sorte, la linfa solidificata raccolta alla base del tronco nei cladodi di fico d'india (Opuntia ficus-indica). Gli strumenti per la raccolta variano a seconda della tecnica usata. Tra questi troviamo: il coltello per l'incisione della corteccia della pianta, chiamato mannaruolo; l'archetto, per il taglio della linfa solida in stalattite; il raschiatoio o rasula e il contenitore circolare o scatula utilizzati per la raschiatura e la raccolta della linfa solidificata sul tronco della pianta. Una volta raccolta, la manna veniva posta ad asciugare sugli stinnituri, contenitori rettangolari di legno, all'ombra per 24-36 ore, per poi essere esposta in pieno sole per circa una settimana. Il prodotto veniva poi pulito e conservato in scatole di legno, in forma di panetti o in stalattiti. Attualmente, per aumentare la produzione di manna cannolo è stata introdotta una nuova tecnica che consiste nell'inserire dei fili di nylon nelle incisioni. In Sicilia, nel territorio delle Madonie, la coltivazione del frassino da manna risale probabilmente alla dominazione araba (IX- XI sec. d.C.). L'introduzione sul mercato della mannite, negli anni Cinquanta, determina però il tracollo delle colture di frassino. Attualmente la coltivazione del frassino per la produzione di manna sta rinascendo, anche se limitata ai comuni di Pollina e Castelbuono (PA), dove è presente una nuova generazione di frassino-cultori, detti anche ntaccalori. La manna è oggi Presidio Slow Food ed è riconosciuta quale Prodotto agroalimentare tradizionale (PAT) dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Nel territorio sono presenti il Museo Etnoantropologico della Manna di Pollina, che documenta le fasi di lavoro e gli strumenti tradizionali utilizzati nella raccolta e nella trasformazione della linfa e il Museo Naturalistico Francesco Mina' Palumbo, che conserva una collezione botanica relativa ai frassini da manna nel territorio delle Madonie.