Questo sito utilizza cookie tecnici per il tracciamento anonimo degli accessi. Utilizzando i servizi di questo sito accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni
Torna alla ricerca

Fonte: Granai della Memoria / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
Categorie
Archivi storici
Archivio:
Memorie di Piemonte
Autori:
Franco Zampicinini, Gianpaolo Fassino, Nicoletta Fasano, Mario Renosio (intervista), Piero Bogliolo (riprese video), Luca Percivalle (montaggio)
Secondino Borio

Dino Borio - Luigi Travo

Secondino Borio, classe 1925, e Luigi Travo, classe 1923, entrambi di Tigliole (Asti), in questa testimonianza rivivono alcuni episodi del periodo della Resistenza, di cui sono stati diretti protagonisti.Borio inizia ricordando il ricevimento di più cartoline di precetto e la scelta di non presentarsi alle armi, l’incontro con Travo e la loro decisione di fuggire in montagna. Descrive il viaggio a piedi fino a Canale e poi a Racconigi, da dove in treno arrivano a San Dalmazzo, sotto una intensa nevicata. Qui, alla stazione, con altre persone vengono fermati e un colonnello tenta di convincerli ad arruolarsi per “salvare l’Italia”; quindi vengono portati in prigione, dove rimarranno per 18 giorni.Borio rammenta il periodo in carcere, dove ogni giorno venivano prelevate 3 o 4 prigionieri, dicendo loro che sarebbero stati mandati a Casale, ma poi venivano fucilati dietro il cimitero.Una sera, anche a loro due viene comunicato che il giorno dopo sarebbero stati portati a Casale. Dopo una notte insonne per quanto si prospettava, la mattina seguente vengono invece condotti alla stazione di Cuneo, scortati dai carabinieri, e in treno giungono a Torino, per essere arruolati al 4° Reggimento Bersaglieri.Borio ricorda l’arrivo in caserma dove iniziano la preparazione per essere inviati in Germania; accattivandosi la simpatia di alcune guardie, regalando loro pacchetti di sigarette, riesce ad avere un blocco di permessi firmati dal colonnello, che gli consentono di uscire e girare liberamente per la città e stabilirsi da una sua zia.La testimonianza prosegue con la fuga dal capoluogo piemontese e il ritorno a casa, dove svolgono coi partigiani attività di pattugliamento nel territorio di Cisterna d’Asti. Borio si sofferma sull’arrivo in paese dei nazifascisti con camion, mezzi da combattimento e truppe a piedi che salgono lungo i vigneti, le paure per la presenza di un carro armato che spara nella piazza, dove sarà anche fucilato un ragazzo.Travo ricorda la preparazione di un rudimentale ordigno esplosivo mal funzionante che al momento del lancio causa il ferimento suo e di un altro partigiano, Piero, a cui viene tranciato un braccio, le successive cure negli ospedali di Valfenera e quindi di Montiglio (dove era dislocato un presidio sanitario della VII Divisione Monferrato) e infine, dopo il 25 aprile 1945, all’ospedale Maria Vittoria di Torino, dove operava il prof. Levi e che era stato rifornito di medicinali dagli alleati.Borio rammenta anche un’improvvisa sparatoria dei tedeschi intorno a Cisterna, nella quale, pur preso di striscio alla fronte da una mitragliata e sanguinante, riesce ad attraversare la campagna e raggiungere una casa sulla collina dove potè essere medicato.A sua volta, Travo ricorda i rastrellamenti dei tedeschi, che nel novembre e dicembre 1944 irrompono nella casa dei suoi genitori; durante questi rastrellamenti vengono anche catturate alcune persone mentre andavano a un funerale. 

Tigliole (AT), IT Regionpiemonte
Geolocalizzazione: