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Fonte: Granai della Memoria / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
Categorie
Archivi storici
Archivio:
Saperi del cibo
Autori:
Stefano Cavallotto, Luca Percivalle, Stefano Cavallotto
Francesca Bo

Francesca Bo

Francesca Bo, classe 1936, è nata ed ha sempre vissuto a Cessole. Con il marito ed il figlio gestisce quella che era una trattoria di campagna ma che oggi si è trasformata in un ristorante. I ravioli del plin erano il piatto della festa, cresime e comunioni, Pasqua e Natale. Per la preparazione non si recuperavano gli avanzi, ma, già allora  si sceglievano le tre carni di prima scelta: vitello, maiale e coniglio. Si diceva “facciamo due ravioli per festeggiare!” Da un’idea del marito viene riproposta la curdunà: agnolotti serviti su una tela spessa che assorbiva l’acqua di cottura e li rendeva asciutti "Oggi li abbiamo riproposti su dei tovagliolini e in tanti sono venuti a provarli". Ripercorrendo la storia del ristorante e della sua famiglia ci racconta come venivano preparati e cucinati i ravioli. “Una tazza di ravioli al vino per carnevale non me la toglie nessuno”, dice con gusto Francesca Bo, ma solo con il vino di mio marito che “viene direttamente dall’uva!”, come un vin brulè che aiuta a respirare. Al mattino si faceva il ripieno, al pomeriggio la pasta e il giorno dopo venivano mangiati, non essendoci frigoriferi per la conservazione. I ravioli difettosi, con la pasta bucata venivano cotti sulla stufa e dati ai bambini.  Era un rito: i parenti più prossimi si riunivano,  le donne li preparavano, i bambini li sistemavano sugli assi tutti ordinati, si stava tutti insieme.

Cessole (AT), IT Regionpiemonte
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