Feste popolari
Processioni delle rogazioni
Fra il X e il XIV secolo “tutte le chiese cittadine e suburbane di Vercelli erano interessate, ad esclusione della chiesa abbaziale di S. Stefano e di S. Martino de Lagatesco” (Ferraris, 1995, p. 12) dalle processioni delle rogazioni, che si svolgevano nei tre giorni precedenti la festa dell’Ascensione.
Lungo il percorso, presso ogni chiesa o cappella, era prevista una stazione, con la lettura di testi biblici, la recita di orazioni, antifone e altri riti; queste soste consentivano anche di alleviare il disagio del cammino.
1° giorno
Il lunedì il rito prendeva l’avvio nella chiesa di Santa Maria Maggiore. La processione percorrendo l’attuale via del Duomo raggiungeva la cappella di Santo Stefano de Civitate, quindi lungo le attuali via Dal Pozzo e via del Tribunale, arrivava alla Porta Gribalda, dove veniva recitata un’orazione.
La stazione seguente è alla chiesa di San Salvatore de Mercatello, in piazzetta San Francesco. “Quindi per strade che seguivano approssimativamente il tracciato delle odierne via A. Borgogna e via F. Monaco, la processione si spingeva con una puntata alla periferia a sud della città, tra campi e vigne, fino alla chiesa di S. Michele fuori le mura” (Ferraris, 1995, p. 20), che sorgeva nei pressi dell’attuale piazza Solferino. Dopo aver perso attorno al 1250 le funzioni di parrocchia a favore della chiesa di Santo Stefano de Monasterio, che divenne anche stazione della processione. Dopo la sua demolizione, per ragioni militari “si continuò a fare la stazione fuori delle mura della Cittadella nei pressi della chiesa dell’Annunciata” (Ferraris, 1995, p. 21).
Il corteo processionale ritornava poi in direzione di Santa Maria Maggiore, sostando alla chiesa di San Nazario. Non si conosce quale fosse il percorso della processione: “se questa cioè ritornasse sui propri passi per la strada campestre (corrispondente pressappoco al tracciato odierno di via F. Monaco, del corso Libertà e di via A. Borgona) o se, com’è più probabile, subisse una devozione e – per strade allora campestri, ricalcate oggi da via S. Cristoforo e da via A.G. Cagna – seguisse il percorso convalidato dall’uso posteriore e, attraverso il Borgo che da circa la metà del sec. X si andava formando fuori le mura là dove furono poi erette le chiese di S. Lorenzo (sec. X) e di S. Giuliano (sec. XI?) per la Porta Vecchia e la via corrispondente all’odierna via E.E. Foà, raggiungesse la chiesa di S. Nazario, negli immediati paraggi dell’antica basilica di S. Maria” (Ferraris, 1995, pp. 21-22).
La processione del primo giorno terminava con il ritorno “al luogo di partenza, la chiesa di S. Maria Maggiore, dove si scioglieva silenziosamente” (Ferraris, 1995, p. 22), in quanto non erano previste orazioni di chiusura.
2° giorno
Il martedì precedente l’Ascensione, secondo giorno delle rogazioni, le chiese stazionali toccate dalla processione erano San Pietro, San Donato, San Vittore, San Michele infra muros. “L’appuntamento iniziale era alla chiesa estramuraria di S. Pietro” (Ferraris, 1995, p. 27). Da questa chiesa, detta anche della Ferla, che sorgeva nei pressi dell’attuale piazzetta Mella, la processione si dirigeva alla chiesa di San Donato. “Nel sec. X la processione entrava nella città murata, necessariamente, per la Porta Aralda, dove si teneva di certo una breve stazione” (Ferraris, 1995, p. 35). Questa stazione venne soppressa tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, quando “venne aperta nel muro longobardo una breccia, in corrispondenza dell’antica via che oggi si denomina via del Duomo, per creare una più comoda comunicazione tra la basilica di S. Maria e S. Eusebio, diventava normale che la processione delle rogazioni, al secondo giorno, partendo da S. Pietro per recarsi a S. Donato usufruisse di questo più adatto e diretto passaggio” (Ferraris, 1995, p. 36). Esaurita la stazione, la processione si dirigeva verso la chiesa di San Vittore, seguendo due possibili itinerari: “l’antica via Taramasca, ora via Simone di Collobiano, Porta Serot, e il raggiungimento, attraverso strade campestri più esterne, delle chiesa allora estramuraria di S. Vittore; oppure per strade oggi ribattute da via Monte di Pietà e via Dante, per più breve percorso si perveniva alla suddetta chiesa” (Ferraris, 1995, p. 41). Questo secondo percorso era quello più probabile, attestato nel XIV secolo, benché invertito: l’ordine delle stazione era infatti “S. Michele, S. Tommaso, S. Bernardo, S. Salvatore, S. Vittore, S. Pietro Martire, ‘ad portam veterem civitatis fit statio, S. Donato, S. Pietro della Ferla” ((Ferraris, 1995, p. 42). All’inizio del Seicento e nel Settecento il percorso risultava ulteriormente modificato, in quanto “si passava invece dalla chiesa di S. Tommaso a S. Bernardo, quindi a S. Antonio e a S. Donato, per terminare il rito nella chiesa di S. Pietro della Ferla” (Ferraris, 1995, p. 42).
L’ultima stazione del secondo giorno delle rogazioni nel X secolo aveva luogo nella chiesa di San Michele, raggiunta attraverso due ipotetici tracciati: l’odierna via C. Leone e la strada del Borgo (l’attuale corso Libertà), oppure l’odierna via della Biblioteca Agnesiana.
3° giorno
Il mercoledì antecedente l’Ascensione “l’appuntamento per il clero e per il popolo che intendeva partecipare alla processione penitenziale era fissato nella basilica di S. Eusebio ad corpus” (Ferraris, 1995, p. 58). Terminato il rito in questa chiesa, la processione, superato “il fiume Cervo, si inoltrava nell’aperta campagna, verso nord, seguendo il tortuoso percorso della vecchia strada di Gattinara, per la seconda stazione da tenersi a S. Eusebio in oratorio” (Ferraris, 1995, p. 58), presso la cascina Torrione. Prima che questa stazione venisse soppressa presumibilmente a metà del XIII secolo, “la processione si inoltrava per la strada campestre che dalla cascina del Torrione porta all’odierna cascina Mossa o per analogo tracciato e per la carreggiabile antica segnata oggi dallo stradale di Gattinara raggiungeva dal nord il ‘monticulus’ che corrisponde attuale Belvedere, lo scavalcava e scendeva per il breve declivio a sud fino alla chiesa di S. Clemente” (Ferraris, 1995, p. 88), che sorgeva nei pressi della convergenza fra le attuali vie Viotti e Marsala. Dopo al lettura di un brano della Bibbia e la recita di un salmo, la processione si portava nella vicina chiesa di Sant’Andrea. “Finita la stazione a S. Andrea, la processione si portava nuovamente alla basilica di S. Eusebio ad corpus” (Ferraris, 1995, p. 95).
Nel XIV secolo “la triplice processione delle rogazioni risulta assai rimaneggiata a confronto dell’uso primitivo del sec. X, perché nel frattempo molte nuove chiese erano state erette alla periferia della città, in conseguenza del suo sviluppo edilizio, chiese che erano toccate dalle rogazioni perché divenute a loro volta stazionali […] dopo la stazione di S. Stefano della Cittadella, in sostituzione della chiesa di S. Michele de Campore, quelle di S. Giacomo de Albereto, S. Cristoforo, S. Lorenzo, S. Giuliano, alla Porta Vecchia della città e il ritorno a S. Maria” (Ferraris, 1995, p. 22); era esclusa “la chiesa di S. Nazario, segno che non esisteva più o non era più officiabile” (Ferraris, 1995, p. 22).
Nel corso dei secoli si ebbe una “progressiva riduzione dell’itinerario professionale, già limitato ai dintorni della chiesa di S. Eusebio alla metà degli anni ’50 di questo secolo, e alla totale soppressione delle Rogazioni in coincidenza con la riforma liturgica avviata dal Concilio Ecumenico Vaticano II” (Ferraris, 1995, p. 22).
