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Fonte: ICCD - Progetto PACI / MiC – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione ICCD
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Suoni e canti della mattanza di Favignana

A largo dell’isola di Favignana una squadra di tonnaroti sta lavorando alle fasi più concitate della pesca al tonno. Sono posti in piedi sul bordo delle barche lungo il perimetro della camera della morte della tonnara e tirano la rete in modo sincronizzato, aiutati dall'esecuzione di un canto, la cialoma. Nella prima fase del lavoro il canto è più lento e cadenzato mentre nella seconda parte diventa più ritmato. Al centro della camera della morte il rais, posto su una muciara e accompagnato da due assistenti, coordina le fasi del lavoro, controllando che la rete sia sollevata in modo omogeneo lungo i lati della camera della morte. Impartisce le sue istruzioni con parole, movimenti delle braccia e con suoni singoli o ripetuti di un fischietto. Le cialome sono canti intonati durante la mattanza, un particolare tipo di pesca del tonno praticata in diverse località del Mediterraneo mediante la tonnara, un complesso di reti e camere calate in mare per intrappolare i tonni di passaggio in primavera. Nell'ultima fase di lavoro le imbarcazioni si disponevano a quadrato intorno alla cosiddetta camera della morte, tirando in superficie il coppu, il fondo della rete in cui erano intrappolati i tonni. In questa fase venivano intonati dei canti, tra cui aiamola e gnanzù, che ritmavano i movimenti effettuati dai tonnaroti per tirare su la rete. I due canti avevano una funzione euritmica e un carattere responsoriale, con un solista, il cialumaturi, che svolgeva la parte narrativa e una risposta corale dei tonnaroti. Aiamola, il cui testo farebbe pensare a una canto di preghiera, si eseguiva generalmente all'inizio della mattanza, quando i movimenti erano più lenti. Gnansù, un canto con contenuti sia religiosi che profani, si eseguiva nella fase precedente alla cattura dei pesci, quando i movimenti dei tonnaroti diventavano più accelerati. Secondo alcune interpretazioni, l’espressione aiamola deriverebbe dall'arabo ai ya mawla (O mio Signore), secondo altri dall'espressione "forza moro". Anche un terzo canto veniva intonato durante la mattanza, denominato Lina, Lina, Zzá Monica n cammisa. In alcuni casi è il rais a fare le parti da solista, ma in generale il cialumaturi e il rais non sono necessariamente la stessa persona. Le tonnare venivano calate in mare annualmente durante la stagione dei tonni, che cadeva nei mesi di aprile e maggio. L'attività della mattanza vera e propria si inseriva in un ciclo lavorativo diviso in diverse fasi da terra e in mare: la sistemazione delle reti e la manutenzione delle imbarcazioni; il posizionamento delle reti e le battute di pesca, le mattanze; la lavorazione del pescato e la sua conservazione. Alle diverse fasi di lavoro partecipavano diverse maestranze, come falegnami, mastri d'ascia, salatori. Fulcro delle battute di pesca era la figura del rais che era responsabile della scelta del sito della tonnara e della posa delle reti, solitamente disposte a croce e per questo chiamate cruciateddu, e del posizionamento dei cavi a pelo d'acqua, il cruciatu. Alle attività della pesca del tonno erano collegati una serie di riferimenti religiosi e rituali. Secondo alcune interpretazioni il sistema delle croci e la croce posta all'entrata della tonnara avevano una funzione propiziatoria. Nella croce della tonnara inoltre erano raffigurati i Santi che dovevano proteggere la pesca.

Favignana (TP), Italia Regionsicilia