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grande piatto

Preparazione dell'"arancia rotta all'acqua"

Il cuoco comincia col pulire e tagliare uno spicchio d'aglio che viene lasciato "sudare" sul fuoco, in una padella con abbondante olio d'oliva. Dopo pochi minuti nella padella versa dell'acqua fredda per "allungare" l'olio e ottenere una sorta di brodo e spezzetta a mano un po' di prezzemolo. A questo punto si possono eventualmente aggiungere dei pomodorini che devono essere non affettati o tagliati ma semplicemente "schiacciati". Quindi il cuoco prende le arance intere e, senza sbucciarle, le spezza con le mani, lasciando cadere i pezzi nella padella e mescolando continuamente. Al termine della cottura, insaporisce "u' marane" ancora sul fuoco con sale e pepe. Infine, versa la pietanza in un piatto fondo, ricordando che, in passato, si usava ugualmente un piatto fondo ma molto grande, dove mangiavano anche cinque o sei persone, cioè l'intera famiglia. Il cuoco prepara anche una rivisitazione della stessa pietanza. Sbuccia e taglia a fette tonde e regolari le arance, taglia le bucce a strisce molto sottili, chiamate "nzest" e "sbollenta" queste ultime immergendole per pochi secondi in un pentolino con acqua in ebollizione. Versa nella padella dell'olio extravergine d'oliva con uno spicchio d'aglio appena schiacciato che lascia "sudare" sul fuoco, aggiunge acqua e posa delicatamente nell'olio caldo le fette d'arancia e i pomodorini tagliati ognuno in quattro pezzi. Quindi, sistema le fette d'arancia nel piatto fondo e, al centro, aggiunge prezzemolo e pomodorini "canditi", cioè passati in forno con sale e zucchero a una temperatura molto bassa. Infine aggiunge le strisce di buccia, insieme all'olio di cottura e versa un filo di olio extravergine d'oliva a crudo.

Osservazioni
La vera arte culinaria nella preparazione di questo piatto si evidenzia nella scelta degli ingredienti e nella cura dedicata ai piccoli gesti, nel tagliare, spezzare, cuocere e condire. U’ marange rutte all’acque costituiva in passato un unico pasto, solitamente la cena e veniva servito in un grande piatto posto al centro della tavola e nel quale mangiavano tutti i membri della famiglia, con l’accompagnamento di fette di pane duro. Questo piatto, tipico non solo della tradizione biscegliese, ma anche, ad esempio, di quella barese, rappresenta al meglio la creatività per così dire “obbligata” che le donne della società contadina del passato mettevano nel creare pietanze con i pochi ingredienti a loro disposizione, riuscendo a garantire nutrimento e gradevolezza di sapori. Inoltre, la modalità di consumo simboleggiava una dimensione comunitaria di fruizione del pasto ormai sempre più difficilmente garantita. Il piatto ha subito, di recente, un processo di riscoperta che lo ha reso oggi nuovamente apprezzato e ricercato.
Bisceglie (BA), Italia Regionpuglia
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