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interessanti aspetti cinesici

Saperi relativi alla pesca nel lago di Bolsena

In passato sul lago di Bolsena il pesce di lago veniva mangiato "al naturale", cotto direttamente sul fuoco, con sale e pane. Veniva conservato nelle cassette di legno anziché nella plastica come oggi; per conservarlo il pescatore ci metteva sopra un letto di felci per fargli da ombra. Il lago di Bolsena è una risorsa perché con le sue acque profonde e pulite garantisce un pesce non di allevamento, che tuttavia non è conosciuto. Tinca e luccio sono ancora un tabù per molti; meglio va con il lattarino e il coregone chiamato localmente la "spigola di lago". Il pesce di lago veniva mangiato con le mani dal pescatore e anche oggi se il pesce viene cotto sul fuoco e mangiato con le mani è più buono. In passato il "vero signore" intorno al lago era il contadino che aveva tutte le risorse alimentari; con loro il pescatore faceva il baratto per poter vivere. I pesci di lago che servono per fare la "sbroscia", zuppa di pesce di lago (tinca, luccio, coregone), vengono presi con le reti che vengono messe la sera. Ogni pesce "ha la sua maglia" e i suoi posti, perché il pesce vive in determinati luoghi del lago e in certe profondità. In inverno il pesce va in acque profonde, mentre in estate risale più in superficie. Il coregone è invece l'unico pesce che preferisce sempre le acque profonde e vive di plancton. Solo a gennaio il coregone si avvicina alla riva e ai sassi perché va a deporre le uova. Le anguille vengono prese o con i "martavelli" o con "le fila", "le filacciola" con l'amo e con "l'innesco". Il "martavello" o "artavellone" è una rete particolare fatta a cono con rete e cerchi grandi, che funziona come una nassa. Il pesce entra dentro e non scappa più fuori. L'anguilla è un pesce molto furbo; appena vede un piccolo spazio, o un "maglio" rotto della rete, riesce a uscire fuori dall'"artavello". Se l'anguilla "vede ll'aria, si ributta dentro e la mattina non ce lo trovi più". Qualunque buco nella rete "lei co' la coda lo trova". Il luccio invece con i denti riesce a segare il nailon, e se l'anguilla trova quel buco, "tutte passano" dall'"artavello". Non si è mai visto uscire da un qualsiasi contenitore l'anguilla di testa, ma sempre di coda. Il persico reale è il pesce di lago più conosciuto; è un pesce molto più buono di qualsiasi pesce di mare. Il persico reale del lago di Bolsena è più buono del persico proveniente dal lago di Bracciano, e così pure la tinca perché vivendo nel fango, se il lago ha acque basse come Bracciano, prende il sapore del fango. Anche il luccio nel lago è molto ambito perché ha un sapore diverso dai lucci di altri laghi. In inverno viene pescata l'anguilla "nera da artavello" o "anguilla nera argentina": è un'anguilla poco commerciale perché è dura e per mangiarla bisogna tenerla in ammollo nell'aceto per una notte e spellarla affinché si sgrassi. E' un'anguilla che va cotta arrosto e non in umido e le vengono praticati dei taglietti sulla pelle per fare fuoriuscire il grasso. L'anguilla che viene pescata in estate con "le fila" è invece morbida è saporita; ha una pelle molto fina. Le anguille non sono tutte uguali; c'è quella "pesciara", "pizzutona" e l'"erbaiola" e ognuna ha il suo sapore. Il pesce più furbo di tutti è il "blackbus", il persico trota; il più veloce è il lattarino, perché ha una pinna in più degli altri pesci. Ogni pesce ha un suo modo locale di essere chiamato: il luccio è detto "penotto", la tinca "babbana", se è piccola "scota". Questi termini derivano dal fatto che "babbana" si dice delle donne brutte, mentre "scota" si riferisce al rumore che fa la tinca piccola nell'erba. La tinca non va mai mangiata "a carpaccio" perché quella "di piano" e non "di cupo" ha nelle carni un virus delle feci dei cani e dei gatti. C'è nel lago una "lumachina" che mangia queste feci e quando la tinca va a mangiare la "lumachina" ne viene infettata. La "lumachina" si insedia nelle carni e viene trasmessa all'uomo.

Osservazioni
L’intervista evidenzia i saperi naturalistici dei pescatori dell’area bolsenese e presenta interessanti aspetti cinesici e prossemici relativi alle modalità con le quali i due intervistati parlano.